Parlare degli anni Venti mi entusiasma molto. E’ iniziata la grande trasformazione e la moda è al massimo della sua espansione. In queste pagine di storia troviamo i volti di chi ha influenzato lo stile e il fashion a livello planetario. Ti racconto perché i bodyguards anni ’20 erano un paio di occhiali Chic.
Prima di inoltrarmi nell’argomento a me caro, gli occhiali, ti offro la colazione in un salotto parigino fronte Senna dove gusteremo un tè pregiato e une petit madeleine.
Le donne che ci passano davanti indossano degli abiti davvero all’avanguardia. Siamo a Parigi lo so, ma questa libertà è davvero sorprendente. Abiti corti e sfrangiati, cappottini aderenti, camicette con lo scollo alla marinara. Sulla “rive gauche” passeggiano ragazze che sembrano “marinarette” con quelle camicette a scollo all’ultima moda. Appunto alla marinara. Paul Poiret è al settimo cielo. E’ riuscito ad abolire i bustini rigidi dell’epoca precedente. Ogni parigina sembra uscita dall’Antico Egitto con tutti quei colori vivaci e fantasie arabesche.
Da questo caffè parigino ci passa davanti la storia.
E’ appena finita la Grande Guerra e la donna, grande protagonista di quegli anni, non può che sentirsi libera. Per la prima volta si taglia i capelli. Assume atteggiamenti libertini, arrivando a fumare in pubblico, come fosse nel pieno di una rivoluzione sociale.
Come Coco Chanel, la vogliamo citare? Lei che presenta la “petite robe noir” il mitico tubino nero, uno scandalo che diventerà icona della donna moderna, ancora oggi lo chic per antonomasia.
Non c’è solo lei. Pensa che potresti farti vestire dal sarto dell’Imperatrice Eugenia. Charles Frederick Worth approfitta di questo periodo fiorente e rivoluzionario per creare la prima Haute Couture. Non serve più essere Regine o appartenere all’aristocrazia per vestire chic ed elegante.
Ed è qui che compare per la prima volta il termine “Chic” con il significato di magnifico, quasi spettacolare o eccellente. Una sorta di lusso speciale che guarda all’eleganza e alla raffinatezza sottolineando il fenomeno più nella sua essenza che nell’apparenza del brillare.
La capitale parigina sembra un caleidoscopio di stili. Si percepisce la voglia di chiudere con le angosce del passato per ripartire da zero con la massima libertà creativa.
Perché proprio Parigi e non un’altra città europea, ti chiederai.
Parigi è la capitale dell’arte, è in pieno fermento, creativa, molto più avanti rispetto alle altre città europee. E poi, è qui che la donna emerge nel campo della moda.
Riescono a disegnare una donna emancipata, disinibita, pronta a conquistare il mondo. Gli stilisti lo fanno con intelligenza, vestendo le donne con morbidi jersey, tessuti leggeri, sete e chiffon. Sono gli anni in cui spopola il Charleston e a ritmo serrato, frange e perline danzano a zig zag sul corpo delle ballerine. Più libertà di così.
Ma è l’America il fulcro delle stravaganze. Oltre oceano nascono le star hollywoodiane che si fanno contagiare dall’eleganza europea vestendo i brand più chiccosi del tempo.
Negli anni ’20, emerge per la prima volta il fenomeno del divismo. Gli attori, soprattutto quelli di Hollywood, acquistano fama in tutto il mondo, ammirati e idolatrati. L’interesse per la loro vita privata occupa spazio nei chiacchiericci dei salotti, come nei bar. Amori, intrighi e dissolutezze sono sulla bocca di tutti. Se uomini che dal nulla e dalla povertà sono arrivati all’Olimpo degli Dei, tutti possono farcela. Ecco come il sogno americano fa impazzire le nuove generazioni.
Il ragazzo ideale e la ragazza ideale si trova in America.
Questi divi inarrivabili hanno però un problema: devono difendersi dalle migliaia di fans letteralmente impazziti. Ma come?
Ci pensa Sam Foster, fondatore della Foster Grant, che ha un’idea geniale. Inizia a vendere occhiali da sole sulle spiagge del New Jersey. Sono così coprenti che le star li adottano per nascondersi e non farsi travolgere dalla boria degli ammiratori. Sono delle vere e proprie guardie del corpo, proteggono l’identità dei divi che possono godere di una giornata al sole, senza essere disturbati. Da quel momento i sunglasses diventano un must have indiscusso. Ecco perché, in modo ironico ho intitolato questo articolo: “I bodyguards anni ’20: gli occhiali Chic”.
L’interesse per gli anni Venti, qualsiasi sia il campo su cui si lavora, è stato e sarà sempre di ispirazione per i designer e gli stilisti.
Io stessa mi sono ispirata a questo periodo quando ho creato la versione Chic della mia collezione Foscarini 1921
La fiamma mi si è accesa pensando all’anello da cocktail, nato proprio negli anni del proibizionismo in America.
Meriterebbe un articolo solo questo argomento, ma mi limiterò raccontandoti le parti più salienti di un ring che ancora fa girare la testa a molte donne.
Negli anni Venti il proibizionismo dilaga in correlazione a leggi severissime sul consumo di alcool. Le donne però emancipate partecipano eccitate ai party e alle feste clandestine in locali poco raccomandabili. Nel meglio dei casi erano svolte in abitazioni private. Il cocktail ring è la risposta a tutta l’austerità imposta dal governo americano e sfoggiarlo, durante queste feste, manda un chiaro segnale: “Io ci sono e sono qui!”
L’anello da cocktail è audace, decorato, sfaccettato e brilla come una stella nel firmamento. Insomma si fa notare.
Per rappresentare la versione Chic di Foscarini 1921 nulla poteva essere più appropriato di un anello da cocktail.
Due soli colori: nero e bianco. Entrambi sembrano la cloche parigina per forma, tonda ed elegantissima. Il satinato bianco e il lucido nero hanno in comune la parte cesellata superiore che crea una tridimensionalità luccicante data dalle sfere che riflettono la luce e la rimandano con fare Chic. Sono il mio anello da cocktail.
Di questo modello è il luccichio, il particolare che volevo emergesse, in ricordo di un periodo florido e chiccoso, pieno di entusiasmo e voglia di vivere.
A te piace questo periodo storico o ti senti più una donna degli anni ’60? Se vuoi scoprirlo leggi cosa accadeva in quegli anni cliccando qui.
Fammi sapere cosa ti ha colpito di più di questi anni, sapendo che è stata una scelta non fare una lezione di storia in questo articolo.